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Glossario

Termini tecnici e gergali, denominazioni ufficiali e appellativi ricorrenti nelle varie sezioni di questo sito internet sono spiegati, in ordine alfabetico.

Spigolature: I toponimi dei siti di montagna sfruttati dalle cave di barite sono molto antichi. Di "Marìgole" se ne parla in un documento del 1517 in cui vengono definiti i confini tra le comunità di Darzo e Storo ("ad grottam sive cornam altiorem de Marigole"); "Val dai Còrf" è citata in un documento del 1752 ("unam terrae boschivae et lignativae sitam in regulis dicti Dartii et loco dicto Alla Valle di Corvi"); mentre il sito di "Val Cornèra" è riportato in un documento del 1790 ("Il legname già tagliato in Val Cornera doverà essere a spese Communali condotto fino al Dosso della Capra"). G.POLETTI, F.BIANCHINI, "L'antica comunità di Darzo", pp.121-128.

ASUC Darzo: Amministrazione Separata dei Beni di Uso Civico (ASUC) è una istituzione locale dotata di autonomia amministrativa, contabile e finanziaria che ha come finalità istituzionale "quella di amministrare, in maniera separata e distinta da quelli comunali, i beni di uso civico frazionali, con gli obiettivi di: valorizzarli, conservarli e tutelarli come componente primaria dell'ambiente agro-silvo-pastorale e come patrimonio tradizionale della popolazione locale che gode dei diritti di uso civico sui beni; utilizzarne le potenzialità economiche e produttive per favorire lo sviluppo delle zone montane e della popolazione che le abita, secondo le moderne esigenze della società contemporanea." (art. 3 dello Statuto Asuc Darzo). Larga parte del territorio di Darzo, soprattutto i pascoli, i boschi e gli alpeggi sono di proprietà collettiva, cioè dei censiti che risiedono in paese e sono gestiti e tutelati dall'ASUC. Gli organi amministrativi (comitato e presidente) sono eletti democraticamente da tutti/tutte i/le maggiorenni (e non più solo dai capifamiglia) residenti in paese (Statuto aggiornato aprile 2023), ogni cinque anni. Le zone minerarie di Marìgole, Val Cornèra e Val dai Corf rientrano nel territorio gestito dall'Asuc di Darzo. Mentre i siti minerari di Paèr e Pice ricadono in larga parte sul territorio di proprietà collettiva della frazione di Storo e amministrata dal Comune di Storo e in parte su proprietà privata.


Barite: o baritina è la denominazione comune del Solfato di Bario (BaSO4), un minerale bianchissimo (se puro), di peso specifico elevato (4,5 a 20°C) se comparato ad altri minerali non ferrosi, chimicamente inerte, poco solubile e opaco ai raggi X. Il nome barite deriva dal greco baros (pesante), in riferimento al suo inusuale peso specifico, caratteristica che rende questo minerale pregiato in molte delle sue applicazioni.
La gran parte della barite è estratta da strati di roccia sedimentaria formatasi quando la barite precipitò sul fondo dell’oceano. Altre miniere di dimensioni più ridotte utilizzano barite da filoni formatisi dalla precipitazione del solfato di bario dalle acque bollenti sotterranee. In altri casi, la barite è un sottoprodotto dei filoni metalliferi di piombo, zinco, argento, o altri minerali.
La barite è un minerale presente in varie parti del mondo, benché con conformazioni e caratteristiche di purezza differenti. Al giorno d’oggi, il paese con la maggiore produzione, dovuta anche alla relativa facilità della sua coltivazione, è la Cina. Altri paesi con importanti coltivazioni di barite sono l’India, il Marocco e gli Stati Uniti. In Italia, il minerale era (e ancora è) presente in varie regioni, tra le quali: Liguria, Piemonte, Lombardia, Trentino, Emilia-Romagna, Toscana, Calabria e Sardegna.
La barite estratta dalle miniere di Darzo era considerata di qualità pregiata poiché molto pura, essendo priva di ossidi minerali, ed era di un colore bianco smagliante.


Barite: utilizzi (vedasi sezione La Barite)


Cima (Sigma SpA): Felice Cima era un imprenditore lombardo della industria cartaria, originario della provincia di Lecco, che verso l'inizio degli anni Trenta rilevò la concessione di coltivare barite nella zona di montagna adiacente al giacimento di Marìgole, sul territorio dell'Asuc di Storo, denominata Paèr. Cima costruì (o rilevò dal precedente proprietario) lo stabilimento per la lavorazione del minerale lungo la strada statale del Caffaro, in località Sotto Vil, cioè al limitare del territorio tra la comunità di Storo e Darzo. La società prese il nome di Società Anonima Sigma spa. Nel corso degli anni, fino al 1976 anno in cui dopo alterne vicende fu assorbita dalla Mineraria Baritina, le concessioni in montagna si ampliarono fino a Pice, località sempre su terreno dell'Asuc di Storo e di privati, dove venne costruita una casa per i minatori, la teleferica e altre strutture di supporto alle cave. Rispetto alle altre due imprese minerarie locali, condotte dalle famiglie Corna Pellegrini e Maffei, che occuparono prevalentemente maestranze di Darzo e Lodrone, da Cima lavorarono, in miniera e in stabilimento, relativamente pochi darzesi e più generazioni di storesi. Sono in corso ricerche d'archivio per ricostruire con maggior rigore le notizie sulla storia della società Sigma e della famiglia Cima. 


Corna Pellegrini Spandre (Mineraria Baritina): è il cognome completo della famiglia di imprenditori minerari provenienti da Pisogne in Val Camonica (Lombardia) che fondarono la Mineraria Baritina. Per primi scoprirono e sfruttarono gli affioramenti di barite presenti nella località "Doss da Marìgole", sulla montagna a ridosso di Darzo, a partire dal 1894 e fino al 2009, anno in cui l'azienda rinunciò alla concessione per esaurimento del minerale. Nel corso degli anni, la denominazione della società che rimase sempre a gestione pressoché famigliare, subì alcuni cambiamenti. Dalla iniziale "Fratelli Giacomo Corna Pellegrini", nel 1910 diventò "Giacomo Corna Pellegrini-industria mineraria estrazione e macinazione baritina e gessi (solfato di bario e di calcio)". Successivamente, alla morte del capostipite Giacomo, l’azienda fu ereditata dai figli Camillo (1886-1946), Emilio (1894-1956) e Vittorio (1897-1969) e assunse il nome "Camillo e Fratelli Corna Pellegrini - Industria della baritina". Infine nel 1957, con la gestione dell’azienda in mano ai due figli di Camillo, Piero (1926-2000) e Giacomo (1931-2011) e al loro cugino Gianfranco (1930-1991) figlio di Vittorio Corna Pellegrini, la società divenne "Società Mineraria Baritina SpA", lo stesso di oggi che è guidata dal signor Gianvittorio Tanghetti. In paese, l’azienda è chiamata famigliarmente “i Corna” ("lauràve al Corna" – ho lavorato presso lo stabilimento dei Corna) oppure “la Baritina”. Fra i proprietari storici, il personaggio più ricordato dalle ultime generazioni di ex dipendenti è Piero Corna Pellegrini Spandre (1926-2000, ingegnere minerario), da tutti affettuosamente chiamato “’l siór Piero” o “l’ingegner Piero”. Dalla scomparsa di Piero Corna, l'azienda è amministrata e condotta come detto da Gianvittorio Tanghetti, perito minerario, già suo stretto collaboratore e responsabile della miniera di Marìgole.


Gessi: vedasi Macario


Macario (ditta Gessi): Cognome del responsabile della coltivazione e dell'impianto di lavorazione della barite voluto dall'imprenditore minerario lombardo Gessi, originario di Lovere, paese della sponda bergamasca del Lago d'Iseo, che arrivò a Darzo negli anni Venti del Novecento. Ottenne la concessione per l'estrazione della barite in Val dai Còrf e si insediò con lo stabilimento ai "Doss", a sud-ovest del paese, accanto allo stabilimento Maffei. Le strutture, dalle tipiche tettoie per il riparo di attività industriali, sono ancora oggi visibili e il sito viene da tutti riconosciuto con il nome del primo direttore "nóm fò 'l Macàrio". La ditta Gessi-Macario cessò di esistere nel secondo dopoguerra, quando fu incorporata dalla Maffei. Sono in corso ricerche d'archivio per ricostruire con maggior rigore le notizie sulla storia della impresa e società Gessi-Macario. 


Maffei (C.Maffei & C. SpA): “la Maffei”, “il Maffei”, come viene comunemente chiamata dagli ex lavoratori e dalla gente di paese. Industria mineraria fondata dall’imprenditore Carlo Maffei (22/05/1879-27/04/1965) detto “Il Barba” nativo di Casargo in Valsassina (Lombardia). A Darzo arrivò nel 1905 ottenendo la concessione per coltivare la barite nella località di Val Cornèra. Aiutato inizialmente finanziariamente da due darzesi, Giulio Zanetti "Avocac" e Albino Beltrami "Tonalì", costruì il primo rudimentale stabilimento di lavorazione a Lodrone e poi nel 1926 inaugurò uno stabilimento più moderno a sud-ovest del centro storico di Darzo, all'imbocco del paese, per chi proviene da sud. Nell’arco dei primi cinquant’anni di attività, la quantità e qualità della barite scavata a Darzo, unita allo spirito d’iniziativa del proprietario permise all’azienda di consolidarsi ed espandersi con impianti e lavorazioni in varie parti del Trentino e dell’Italia, conquistando una posizione di rispetto anche sul mercato estero. La denominazione della società mutò nel tempo, di pari in passo con le dinamiche dell’assetto proprietario e delle vicende famigliari: dalla iniziale C.Maffei & C. SpA, si passò a C.Maffei C. Monte Orno Spa, che venne anche quotata in borsa (prima azienda trentina), nel 1982. Quando nel 1951 il capostipite, Carlo Maffei "Il Barba", volle celebrare con solennità il cinquantenario dell'azienda (ad esempio dando alle stampe una pubblicazione "Cinquant'anni C.Maffei & C. 1901-1951" con notizie storiche e immagini fotografiche sulla nascita e sviluppo dell'azienda e dei suoi più stretti collaboratori, e, con il testo integrale tradotto in tre lingue: inglese, francese e tedesco), già da un paio di anni i figli Ottorino (1905), Cesare (1907) e Italo (1912) avevano preso in mano le sorti dell'azienda. Fu in particolare il figlio Italo, dai dipendenti famigliarmente chiamato "Siór Italo" o "dotùr Italo" a condurre le sorti dell'azienda, che da Darzo si espanse nel 1947 a Giustino (Giudicarie, Val Rendena) avviando la coltivazione di una cava di Feldspato; ancora in Trentino a Vigo Meano (1949) e poi aprendo uno stabilimento di lavorazione a Trento città nel 1952, e negli anni successivi anche in altre parti d'Italia, una su tutte la Sardegna, dove ad aprire e condurre gli stabilimenti venivano chiamate maestranze formatesi e provenienti da Darzo.


Marìgole: Sito di montagna che ricade sul territorio di proprietà collettiva pubblica amministrato dall'Asuc di Darzo (si sviluppa dai 1040 ai 1200 m s.l.m.). Alla fine del 1800 furono notati degli affioramenti di barite che si rivelarono un giacimento molto importante sfruttato dalla famiglia Corna Pellegrini per più di un secolo, fino al 2009, quando la concessione venne abbandonata per esaurimento della materia prima.


Mineraria Baritina: vedasi Corna Pellegrini


Minör: termine dialettale per minatore/i. Così usavano definire se stessi i minatori delle cave darzesi, mentre in dialetto locale si direbbe oggi più volgarmente “minadùr”. Altre espressioni comunemente utilizzate per definire chi di mestiere faceva il minatore erano: "nà 'n galerìa"  "nà 'n miniera".  Minör è il termine utilizzato nei dialetti lombardi e piemontesi, ripreso dal vocabolo in lingua francese (mineur). A Darzo, Storo, Lodrone e circondario, dove il mestiere di minatore non era storicamente presente prima dell’avvio della coltivazione della barite nel 1894, il termine minör divenne d’uso corrente. Si presume, introdotto dai primi imprenditori minerari lombardi, i quali inizialmente portarono con sé minör specializzati provenienti dalla Val Camonica, dalle valli Bergamasche e dalla Val Sabbia. In altre zone del Trentino i minatori sono chiamati "canòpi", storpiatura dialettale del termine in lingua tedesca antica Bergknappen, poiché sin dal Medioevo in quelle zone furono soprattutto maestranze di cultura germanica (bavaresi, tirolesi, boemi …) a svolgere questa mansione.


Paèr: Sito di montagna che è parte del patrimonio di proprietà collettiva in capo all'Asuc di Storo (a circa 1200 m s.l.m.), poco lontano da Marìgole, dove furono ritrovati giacimenti di barite. La prima richiesta di concessione risale al 1906 e fu condotta da varie società fino a quando la coltivazione del filone, unita alla concessione di Pice (vedi), fu rilevata dall'impresa di Felice Cima (vedi) che la sfruttò a partire dagli anni Trenta fino ai primi anni Settanta del Ventesimo secolo.


Pice: Sito di montagna che ricade in parte nel patrimonio di proprietà collettiva in capo all'Asuc di Storo (a circa 1000 m s.l.m.) e in parte di proprietà privata, situato accanto a Marìgole, dove furono ritrovati affioramenti di barite. La richiesta di concessione e la coltivazione del filone risale ai primi anni del Novecento e fu condotta da varie società fino a quando fu rilevata dall'impresa di Felice Cima (vedi) che, unita alla concessione di Paèr (vedi) le sfruttò a partire dagli anni Trenta fino ai primi anni Settanta del Ventesimo secolo, allorquando concessioni minerarie e opifici a fondovalle furono venduti alla Società Mineraria Baritina.


Sigma SpA: vedasi Cima


Solfato di Bario: vedasi Barite


Val Cornèra: Sito di montagna che ricade sul territorio di proprietà collettiva pubblica amministrato dall'Asuc di Darzo (si sviluppa dai 1200 ai 1400 m s.l.m.). Nei primi anni del Novecento furono ritrovati alcuni filoni di barite da parte della società di Carlo Maffei, che ne decise la coltivazione in concessione. Nel corso degli anni, il giacimento di Val Cornèra si rivelò molto importante, per la qualità e la quantità di minerale estratto. Fu abbandonato nel 1964, dopo decenni di intensa coltivazione da parte della ditta Maffei, per esaurimento della materia prima.


Val dai Còrf: Sito di montagna che ricade sul territorio dell'Asuc di Darzo (a circa 1000 m s.l.m.) nei pressi della località di Dospré, dove furono ritrovati giacimenti di barite. Dalle ricerche d'archivio sin qui condotte, risulta che la concessione a scavare fu assegnata alla ditta Gessi-Macario (vedi) e che in seguito fu rilevata dalla Maffei (vedi). 

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Dove sono le Miniere di Darzo

Darzo è un paesino di circa 750 abitanti, frazione di Storo, vicino al Lago di Garda e alle sponde del Lago d'Idro.

Si trova in Valle del Chiese in Trentino, a metà strada tra Brescia e Madonna di Campiglio.

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