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Angelo Delaidini

Angelo Delaidini

"Se potessi ritornerei a fare questo mestiere che mi è piaciuto tanto perché ad un certo punto vieni a far parte dello stabilimento come fosse casa tua."

Mi chiamo Angelo Delaidini e sono sposato con Angela Manenti.
Sono nato nel 1931 a Pisogne il provincia di Brescia. Mi sono trasferito a Darzo seguendo mio papà nel 1946 che era direttore dello stabilimento dei Corna Pellegrini. Nel 1947 ho lasciato la scuola perché il proprietario della società Mineraria Baritina mi ha offerto di lavorare a Darzo per aiutare mio papà e prendere il suo lavoro. Sono stato assunto come apprendista il 1° aprile del 1947 e sono stato licenziato come dirigente il 1° luglio del 1986. Poi ho continuato la collaborazione come libero professionista fino al marzo del 1995. Sono stato consigliere del consiglio di amministrazione della società dal 1993 al '98.
Per i primi quindici anni mi sono occupato dell'amministrazione. Poi ho cominciato ad occuparmi della parte tecnica dello stabilimento: ho imparato tutto dall'ingegner Piero Corna che in quegli anni ha modernizzato lo stabilimento per seguire le richieste del mercato. Infatti in quegli anni siamo passati da un sistema di lavorazione obsoleto ad un impianto moderno: le macinazioni da grossolane che erano sono arrivate a finezze che raggiungono i cinque micron. Quindi sono stati rifatti tutti gli impianti, comprati e messi in funzione nuovi macchinari. Da lì in poi il processo di modernizzazione non si è mai più interrotto. Ad esempio intorno al 1960 sono stati introdotti dei macchinari che riuscivano a separare anche le parti più sottili della barite inferiori ai dieci mm, permettendo così un arricchimento maggiore del minerale che proveniva dalla miniera. Prima dell'introduzione dei macchinari questi pezzi finivano ammucchiati tutti insieme, perché le cernitrici non riuscivano a separarli, e così si produceva una barite di minore qualità. Nel processo di arricchimento del minerale esistono molti sistemi e i problemi da considerare sono molti: ad esempio l'acqua utilizzata nelle lavorazioni si inquinava e andava depurata. Altra grande modernizzazione si è avuta nell'insacco: dall'insaccare a mano all'insaccatrice automatica è come il giorno e la notte e per gli operai è stata una bella cosa. Posso dire che dalla mia posizione ho visto cambiare completamente la lavorazione: dalle macine di pietra che erano una cosa incredibile agli ultimi tipi di macchinari. Uno dei miei titolari era un ingegnere meccanico [Gianfranco Corna] e con lui abbiamo modernizzato tutto lo stabilimento ed è quello che c'è ancora oggi. Questa modernizzazione ha influito anche sugli operai: fino al 1960 si lavorava con il badile, i trasporti del materiale avvenivano con le carriole, il primo passaggio di frantumazione del materiale veniva fatto a mano.
Il mio primo stipendio come apprendista era di seimila lire. In generale per Darzo le ditte minerarie hanno rappresentato non solo l'opportunità di lavorare in paese e non emigrare, ma anche lo stimolo allo sviluppo di professionalità specializzate nell'indotto. Infatti, all'inizio le ditte avevano al loro interno la falegnameria, l'officina, gli elettricisti e così via. Poi piano piano questi servizi sono stati esternalizzati permettendo la nascita di ditte e la crescita del tessuto professionale della zona.
Il mio lavoro allo stabilimento non era mai ripetitivo: giorno per giorno bisognava affrontare i problemi che si presentavano prendendosi a cuore le questioni. Gli operai venivano e dicevano: "Viene fuori polvere", e allora bisognava andare a vedere, cercare di capire cosa non andava. Poi era un lavoro di squadra: devo molto all'ingegner Piero Corna, che mi ha insegnato anche a fare i rilievi nelle gallerie per mappare gli scavi, ma anche a suo fratello Gianfranco che era ingegnere meccanico e che ha portato avanti la modernizzazione dei macchinari in modo esemplare. Poi mi confrontavo anche con i tecnici della ditta Maffei: molti problemi si sono risolti discutendone insieme. In questo senso un rapporto professionale fondamentale è stato quello con Aronne Paoli, perito della Maffei che aveva capacità tecniche eccezionali.

Mio papà si chiamava Romolo Delaidini ed era nato nel 1899. Aveva frequentato le scuole tecniche e lavorato per 24 anni all'Italsider di Lovere come capo ufficio preventivi. Siccome era amico di uno dei titolari della Baritina, nel 1946 è stato chiamato a dirigere lo stabilimento di Darzo in previsione del processo di modernizzazione che di lì a qualche anno avrebbe trasformato la lavorazione. É andato in pensione nei primi anni Sessanta e poi l'Ingegnere [Piero Corna] mi ha chiesto di subentrare al suo posto per dirigere lo stabilimento.

Intervista effettuata a Darzo nel mese di ottobre del 2010.

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Darzo è un paesino di circa 750 abitanti, frazione di Storo, vicino al Lago di Garda e alle sponde del Lago d'Idro.

Si trova in Valle del Chiese in Trentino, a metà strada tra Brescia e Madonna di Campiglio.

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