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Aldo Lombardi

Aldo Lombardi

"All'inizio il lavoro dentro la galleria non mi piaceva, e volevo andare via, ma un altro lavoro così vicino a casa non c'era e alla fine sono rimasto."

Mi chiamo Aldo Lombardi. Sono nato a Bagolino (BS) nel 1940 e abito a Riccomassimo (TN), una volta tutti i censiti qua avevano il domicilio a Bagolino anche per via dei documenti perché eravamo più vicini rispetto a Storo. Ho cominciato a lavorare per la ditta Mineraria Baritina nel 1967 come minatore e prima lavoravo per diverse ditte che costruivano strade però dovevo spostarmi in tutta Italia per lavoro. Quando mi sono sposato ho formato la famiglia, cercavo un lavoro più regolare e vicino. All'inizio il lavoro non mi piaceva e continuavo a dirmi “vado via, vado via”. Ma siccome era vicino a casa, alla fine sono rimasto un giorno dopo l'altro ho fatto ventisette anni. Ho cominciato alla Baritina perché avevo un mio fratello più vecchio, Lombardi Valentino, che ci lavorava come minatore, ma poi lui è rimasto solo qualche anno, mi pare dal 1966 al 1969 e poi è andato via.
Quando ho cominciato il lavoro era soprattutto manuale, poi con gli anni anni '70 sono arrivare le pale meccaniche, si è un po' alleggerito e si produceva di più. Lavoravamo dieci ore la giorno: dalle sette di mattina a mezzogiorno e dalle due del pomeriggio alle sette di sera, anche fino al sabato. Si iniziava e si andava in galleria: se la sera prima si era fatta la volata, si prendeva su il “marino” vale a dire il materiale e con la pala meccanica si portava nella tramoggia. Se il fronte dello scavo era rocca sana allora si prendeva il martello pneumatico, si facevano i buchi per preparare la volata. Se invece la roccia era marcia, vale a dire non teneva, bisognava fare l'armatura si doveva armare sicuro. Allora passavano un paio d'ore: si mettevano dei quadri, i “marciavanti” e facevamo l'”infilaggio”. Una volta sistemato così si lavorava per preparare la volata e poi si facevano  brillare le mine e così via. Lavoravamo in coppia e il collega si cambiava sempre allora eravamo tanti. Ho fatto un po' di tutto: ho lavorato ai fornelli, in teleferica, ho messo giù binari. Nel 1970 sono stato anche qualche mese in Val Camonica in una miniera di barite della ditta perché avevano aperto un nuovo cantiere e prendevo 50.000 lire in più. Ma è stato uno strapazzo andare là, perché il cantiere era molto disagiato.
Il lavoro era più o meno sempre quello: un giorno era pesante e un giorno meno e disguidi ce ne sono sempre stati. Mi sono anche infortunato in galleria ho avuto una brutta frattura alla caviglia. Mi è caduto un sasso su un piede e sono caduto.
Stavo su a Marìgole dal lunedì al sabato. Poi negli anni '80 si lavorava solo fino a venerdì e si respirava almeno il sabato e la domenica. In quel periodo la ditta ha comperato due jeep e si è cominciato a venire a casa anche il mercoledì sera a fare una visita alla famiglia e si tornava il giovedì mattina. Non ho mai fatto la guardia alla polveriera e  dagli anni '70 non tenevano più scorta di esplosivo, ma lo ordinavano il lunedì perché bastasse fino al venerdì.
Lavorava con me gente da tutti i paesi: Aldo Ferrari da Baitoni, Zaninelli Lino da Bondone, Giulio Carrè e Panelli Luigi da Ponte Caffaro, Vincenzo Foglio da Bagolino, Cherubini Enerio, Zanetti Stefano e Zanetti Carlo, poi un anno sono venuti alcuni anche dalla Val Trompia. Per fortuna andavo d'accordo con tutti, e il clima tra noi era buono avevamo anche la mensa e si mangiava bene perché i cuochi, prima Giulio poi Antonio Festa, erano bravissimi. Però il lavoro era duro e non era come lavorare in ufficio che la sera torni a casa a riposare, hai del tempo libero e così. Eravamo sempre lassù come una famiglia.
Di fare il minatore non mi piaceva il fatto che il lavoro era sporco faticoso e non dava soddisfazione come può dare un altro lavoro, ma quando si è obbligati a stare in un posto è così e anche cambiare non si sa mai, che poi si cambia in peggio. I capi della miniera mentre ho lavorato io sono stati: Domenico Piccinelli, Grassi Rodolfo, Zanetti Costantino, e poi il perito Bartoli Emilio. Poi c'era il direttore, il perito Gianvittorio Tanghetti che veniva su qualche volta alla settimana. Ho conosciuto anche il padrone, l'ingegnere Piero Corna che era un po' stretto con i soldi e ne dava pochi. L'ho conosciuto quando sono andato a chiedergli di lavorare in miniera dato che ci lavorava già mio fratello e sapevo che c'era bisogno di persone. Rispetto alle altre gallerie in giro prendevamo di meno. Mi ricordo che ultimamente prendevo 1.250.000 lire, mentre nel 1967 lavorando tutto il mese prendevo 57-58.000 lire, lavorando anche il sabato.
Nel 1993 sono andato in pensione ed un po' di sollievo è arrivato. Con i colleghi ci incontriamo ancora a Santa Barbara a fare quattro chiacchiere e passa la giornata. Ho il 21 % di silicosi riconosciuta, non sarà tanta ma se faccio dieci metri devo fermarmi.

Mio fratello Ernesto Lombardi era del 1919 ed è deceduto nel 2008. Ha lavorato come minatore prima con la ditta Cima e poi con la Baritina negli ultimi anni.

Mia sorella Carmelina Lombardi è nata nel 1930 e ha lavorato per la ditta Maffei come cernitrice dal 1957 al 1964 quando la miniera di Val Cornèra è stata chiusa.

 
Intervista raccolta a Riccomassimo il 9 maggio 2013.

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