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Fiorindo Zontini

Fiorindo Zontini

"In quegli anni era un lavoro buono per un giovane: il compleanno dei vent'anni l'ho fatto dentro la miniera e mia mamma mi ha fatto portare su con la teleferica un pezzo di torta."

Sono nato a Storo nel 1937 e il soprannome della mia famiglia è “Capuce”.
Nel 1957 sono stato a lavorare dal Cima in miniera perché lavoravo con mio papà che era imbianchino, ma lavoro non ce n'era in quegli anni. Ho trovato il lavoro alla ditta Sigma chiedendo in ufficio. Mi occupavo di portare fuori la barite dalle gallerie dopo le volate con i carrelli che scorrevano sui binari e poi andavo anche a prendere della barite di recupero. Il lavoro era quello che era, faticoso perché la barite pesa, ma non c'erano alternative: il mangiare bisognava portarselo da casa, perché la ditta davo solo un po' di farina al giorno per la polenta. Per cuocere il mangiare c'era una lamiera sotto una pianta all'aperto noi a differenza dei minatori del Corna, non avevamo la mensa e bisognava arrangiarsi. Durante la settimana il mercoledì mia mamma mi mandava dell'altra roba da mangiare. Avevamo una baracca per mangiare ma il focolare era fuori. Dormivamo in un camerata e poi gli ultimi tempi avevo anche una stanza piccola per me. Quando mi pesava stare su tutta la settimana scendevo a piedi la sera e la mattina presto ripartivo per tornare su a piedi eravamo giovani e non c'era problema. Gli orari erano 6:00 alle 11:00 e dall'una alle 18:00. Poi il venerdì si tornava a casa. Salivamo a piedi ma gli ultimi tempi ci portavano con la corriera o la jeep. Comunque la strada non arrivava fino al cantiere di Pice e l'ultimo pezzo dovevamo comunque farlo a piedi.
Per protestare contro le condizioni di vita su in miniera i minatori un giorno di novembre del 1959 hanno preso e sono scesi. Io in quella settimana ero in cassa malati e mi hanno licenziato. Sono tornato a imbiancare le stanze delle camerate nella primavera del 1960, ma poi ho ripreso a fare l'artigiano imbianchino per conto mio. Nessun altro degli operai di Storo è ritornato in miniera li hanno licenzianti tutti e ne hanno assunti degli altri che venivano dalla valle di Fiemme, li chiamavamo “crucchi”. Non c'era niente da fare non si stava bene e ce ne siamo andati. Comunque dopo questo fatto la ditta ha migliorato le condizioni di vita e dopo qualche anno sono tornati anche uno o due operai da Storo: hanno fatto la mensa e sistemato la casa.
Mi ricordo che prendevo 27.000-28.000 lire al mese e non era tanto buona, ma in quegli anni era un lavoro buono per un giovane: il compleanno dei vent'anni l'ho fatto dentro la miniera e mia mamma mi ha fatto portare su con la teleferica un pezzo di torta. Il bello di quegli anni era la gioventù: penso che ero uno dei più giovani ma mi trovavo bene con tutti i compagni di lavoro. Lavoravamo nella galleria Majorana e nella Martelli che non erano vicine dal posto dove si dormiva e mangiava e si andava avanti e indietro. Chi lavorava su alla Martelli aveva anche delle baracche per stare su. Negli anni in cui ho lavorato io saremo stati su in miniera circa trenta minatori e operai e giù allo stabilimento, non so di preciso, ma credo almeno una ventina tra mugnai, cernitrici e teleferisti.
Io comunque nel 1960 ho ripreso a fare l'imbianchino che era la mia passione: in quegli anni era ripresa l'attività edilizia in paese e c'era richiesta. Negli anni Ottanta ho lavorato come imbianchino per la ditta Mineraria Baritina: imbiancavo le stanze dello stabilimento su a Marìgole, gli uffici magari prima della festa di Santa Barbara. Ma anche mi occupavo delle ruggini e verniciavo le putrelle, le tramogge, le ringhiere, le lamiere del tetto, i tubi dell'acqua. Mi chiamavano una volta all'anno più o meno. Conoscevo il signor Delaidini che era il direttore dello stabilimento, mi ha chiamato per fare queste manutenzioni tra il 1985 e il 1996 quando ho chiuso l'attività e sono andato in pensione. I materiali me li davano loro e lavoravo da solo, ci mettevo magari due o tre settimane di seguito. La Baritina per me è una ditta seria, con me sono sempre stati precisi. Mi ricordo quando sono andato su a Marigole ad imbiancare la casa dei minatori dopo i lavori per mettere il riscaldamento. Ho continuato questo lavoro fino a quando ho chiuso l'attività nel 1996.
 
Mio papà si chiamava Giuseppe Zontini ed era del 1910, ha lavorato per la ditta Sigma come mugnaio dal 1937 al 1950. Mi ricordo che una volta alla fine degli anni Quaranta gli ho portato la colazione perché aveva cominciato il turno delle 4:00 e il dottor Cima mi ha dato 50 lire per la sagra di San Lorenzo. Quando tornava a casa era tutto bianco di polvere. È deceduto nel 1956.
 
Intervista effettuata a Storo,  il 26 settembre 2014.

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