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Valentino Bazzani

Valentino Bazzani

"A quei tempi i rapporti con i superiori erano come quelli di un “regime”: Quando stava per arrivare il proprietario tutti correvano a mettersi a posto come a mettersi sull'attenti, come un militare. "

Mi chiamo Valentino Bazzani. Sono nato a Ponte Caffaro nel 1934.
La mia storia è un po' lunga: appena finite le scuole avevo 13 anni e ho cominciato a lavorare in nell'officina Grassi a Storo che faceva le tenaglie. Il lavoro me l'hanno trovato degli amici della mia famiglia e il marito lavorava per la ditta Grassi e ha pensato di farmi entrare nell'officina, perché all'epoca avevo tre fratelli disoccupati. Erano tempi duri non c'erano soldi e appena si poteva si andava a lavorare. Il primo giorno di lavoro nel 1947 sono andato con la bici a mano senza copertoni e il meccanico mi ha messo le gomme con l'impegno che le avrei pagate al mio primo stipendio. Mentre lavoravo lì un socio si è staccato e mi ha voluto con lui nella nuova società Polli & C. che faceva pedali per le biciclette e si trovava presso i capannoni della Sigma, infatti parte della proprietà era del dottor Cima. Dopo un paio di anni la società ha cambiato nome in OMAC e faceva dadi dei bulloni. Poi ha cambiato ancora nome e alla fine ha chiuso nel 1952. Sono andato a lavorare fuori zona qualche mese e alla fine il dottor Cima mi ha chiamato alla Sigma mineraria che alla fine era il perno intorno al quale giravano tutte le ditte che lavoravano in quei capannoni. Però sono stato assunto definitivamente a lavorare alle sue dipendenze dalla Sigma nel 1960.
La mia mansione era quella di operaio meccanico facevo quindi assistenza ai macchinari, lavoravo al tornio, ricostruivo i pezzi o saldavo le riparazioni. Mi capitava anche di lavorare agli impianti di areazione, ai tubi dell'acqua oppure alla teleferica a fare manutenzione o riparazioni. I macchinari che lavoravano la barite si usuravano in fretta: le tramogge andavano riparate, gli alberi di trasmissione dei mulini negli spazi delle “chiavette” andavano saldati e torniti, i motori andavano oliati e riparati. Lavoravo con Zanetti Francesco che poi è passato alla Mineraria Baritina di Darzo e con Zulberti Luciano di Storo. Ho lavorato lì fino al 1972 e poi quando è morto il dottor Felice Cima è subentrato il fratello che ha aperto nei capannoni una ditta, la Condel, che produceva condensatori per i televisori e altri componenti. Allora sono passato a lavorare con lui come operaio meccanico. Ho preferito restare con la Condel, piuttosto che passare alla Mineraria Baritina, perché mi sembrava che ci fossero più possibilità di miglioramento e poi il lavoro era più pulito, senza polvere, e sempre al coperto. Poi nel 1976 la ditta ha chiuso e siamo stati assorbiti da una ditta di Malè che produceva pompe per la Idro Lovara di Vicenza. I rapporti con il dottor Cima erano da dipendente, lo conoscevo ma non c'era confidenza. A quei tempi i rapporti con i superiori erano come quelli di un “regime”: lui poi era burbero e aveva un carattere particolare. Quando stava per arrivare tutti correvano a mettersi a posto come a mettersi sull'attenti, come un militare. Se uno faceva sciopero era segnato. Poi era anche una brava persona perché ad esempio a me mi ha sempre tenuto da una ditta all'altra nel periodo in cui si aprivano e chiudevano le officine nei capannoni della Sigma. Non facevo i turni ma lavoravo a giornata i primi tempi anche il sabato, poi siamo arrivati alle 40 ore settimanali. Venivo a casa a mangiare e solo d'inverno se il tempo era brutto mi portavo il pentolino con il pranzo da scaldare. All'inizio andavo a Storo in bici, poi in moto e alla fine in automobile.
Poi nel 1987 sono andato in pensione e allora ho avuto la bella scoperta che la prima ditta dove ha cominciato a lavorare nel 1947 mi aveva messo in regola anche se non avrebbe potuto assumermi perché avevo solo 13 anni.
 
Mio fratello Vincenzo Bazzani era del 1927 e ha sempre lavorato nell'ambiente minerario in giro per l'Italia e in Trentino, poi ad un certo punto è venuto a lavorare per la Maffei a Pinzolo e anche in Sardegna. Poi nel 1985 è morto appena andato in pensione per la silicosi.
 
Intervista raccolta a Ponte Caffaro il 24 aprile 2013

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